La mia sinistra (2013) by Edgar Morin

La mia sinistra (2013) by Edgar Morin

autore:Edgar Morin [Morin, Edgar]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Erickson
pubblicato: 2014-11-03T23:00:00+00:00


La rifondazione antropo-planetaria

La rifondazione antropologica è inseparabile da una rifondazione filosofico-scientifica che risitui l’uomo nel suo pianeta, e il suo pianeta nell’universo. La situazione umana nel mondo si è modificata più negli ultimi cinquant’anni che fra il XVI e la metà del XX secolo.

La Terra degli uomini ha perduto il suo antico universo. Il Sole è diventato un astro lillipuziano fra miliardi di altri in un universo in espansione. La Terra è persa nel cosmo; è un piccolo pianeta di vita tiepida in uno spazio gelido in cui gli astri si consumano con una violenza inaudita e i buchi neri si autodivorano. Solo questo piccolo pianeta accoglie, per quanto ne sappiamo, una vita e un pensiero cosciente. Ne emerge una chiara evidenza antropologica: si tratta di abbandonare il sogno prometeico della dominazione dell’universo per quello dell’aspirazione alla convivialità sulla Terra. Il piccolo pianeta vivente deve essere riconosciuto come la matrice, come la madrepatria degli umani. È il giardino comune della vita e dell’umanità. È la casa comune di tutti gli umani. Abbiamo mostrato in Terra-Patria (Morin e Kern, 1993) che la comunanza di perdita, la comunanza d’origine, la comunanza d’identità, e infine la comunanza di destino determinate dai problemi di vita o di morte comuni a tutti noi ci inducono alla presa di coscienza ultima e primaria: la Terra è diventata la nostra patria. E il radicamento di questa coscienza, lungi dal negare le patrie particolari, le ingloba e permetterà quel minimo di collegamento, di solidarietà, di fraternità necessario a promuovere un’antropo-politica. Oggi, la presa di coscienza della comunanza del destino terreno e della nostra identità terrena sfocia nella presa di coscienza dei problemi globali e fondamentali che si pongono a tutta l’umanità.

Reintrodurre l’umano nel pianeta significa reintrodurlo anche nella vita da cui è scaturito, di cui fa parte, che lo nutre, e vuol dire reintrodurlo nel suo destino concreto, inseparabile dalla biosfera — data la relazione di autonomia/dipendenza fra uomo e natura. Vuol dire integrare la coscienza ecologica nella politica, tanto più se si pensa che un ecocidio equivarrebbe a un suicidio. Vuol dire ristabilire l’alleanza delle antiche civiltà con la natura — personificata in dèi, spiriti, geni — ma in un modo nuovo: quello del doppio pilotaggio del pianeta da parte delle forze ecoorganizzatrici incoscienti della vita e delle forze organizzatrici coscienti dell’essere umano.

La Terra è la nostra realtà oggettiva e la nostra patria soggettiva. Abbiamo oggettivato la Terra sui nostri schermi televisivi. La vediamo, oggetto celeste, grande come un’arancia. È la stessa razionalità che ci riconduce alla Terra: i due buchi di ozono che si sono formati nell’Artico e nell’Antartico, l’effetto serra, le deforestazioni massive delle grandi selve tropicali, che producono l’ossigeno che serve a tutti noi, la sterilizzazione degli oceani, dei mari e dei fiumi fonte di nutrimento, le innumerevoli polluzioni, le catastrofi senza frontiere, tutto ciò ci mostra che la patria è in pericolo. E l’affettività ci radica in essa: è la nostra sola casa, il solo luogo vivibile e amabile nel cosmo, la nostra madre e la nostra patria.



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